ATTO CAMERA
INTERPELLANZA URGENTE 2/00812
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 234 del 30/10/2007
Firmatari
Primo firmatario: MIGLIORE GENNARO
Gruppo: RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
Data firma: 30/10/2007
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE
MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE delegato in data 30/10/2007
Stato iter: CONCLUSO il 08/11/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
RISPOSTA GOVERNO 08/11/2007 RINALDI ROSA SOTTOSEGRETARIO DI STATO LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
REPLICA 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
RESOCONTO
Provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari - n. 2-00812)
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00812, concernente provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11), di cui è cofirmataria.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, si è ritenuto di interpellare con urgenza il Ministero del lavoro su alcuni episodi apparentemente tra loro slegati, che sono avvenuti alla FIAT Sata di Melfi e che destano non poche preoccupazioni.Nella prima mattina del 16 ottobre, nelle abitazioni di due operai dello stabilimento, Passannante e Auria, sono state effettuate perquisizioni su richiesta del pubblico ministero Basentini. I due risultano indagati per i reati di cui all'articolo 270-bis e 272 del codice penale, vale a dire per associazione in attività eversiva.Nei loro confronti, comunque, tengo a sottolineare che non si è ritenuto di procedere a nessuna misura cautelare. Il giorno seguente, ai due lavoratori è stata notificata la sospensione cautelare, questa sì da parte dell'azienda, ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici, che si è tramutata in licenziamento il 23 ottobre.Le pongo due domande, che non andrebbero probabilmente rivolte tutte a lei, ma che qui vanno poste anche per comprendere la dinamica dei fatti. Innanzitutto, come fa l'azienda ad avere notizia di fatti giudiziari che ancora non erano stati resi pubblici da nessuno, nemmeno dalla stampa? Come e perché c'è un'evidente fuga di notizie? Inoltre, sembra un po' eccessiva l'interpretazione dell'articolo 25 del Contratto nazionale, dal momento che lo si dovrebbe utilizzare, letteralmente, quando il lavoratore provochi grave nocumento morale e materiale all'azienda e quando compia, in connessione con lo svolgimento del proprio rapporto di lavoro, azioni che costituiscono delitto a termini di legge.Ovviamente i lavoratori si dichiarano innocenti ed estranei ai fatti loro contestati. Le indagini faranno il proprio corso, anzi ci auguriamo che terminino al più presto per far luce sui fatti stessi; ma è fuori da ogni logica che l'azienda, prima ancora dei luoghi deputati, emetta una sentenza come ha fatto con i licenziamenti. Una battuta: in questo Paese giustamente, ma dovrebbe valere per tutti, si è innocenti fino a prova contraria; per i lavoratori non può e non deve valere il contrario, vale a dire: si è colpevoli fino a quando non si dimostra la propria innocenza.Negli stessi giorni inoltre viene licenziato un altro lavoratore, Francesco Ferrentino, RSU Flmu-CUB, anche lui prima sospeso e poi licenziato nella stessa data del 23 ottobre; anche in questo caso la sospensione prima e il licenziamento dopo vengono motivati dall'azienda con l'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro. Ma qual è la colpa di questa RSU? Si registra in fabbrica, da qualche mese, una ripresa del conflitto sindacale, con frequenti ricorsi a scioperi di UTE. Le ragioni di questo conflitto attengono ai carichi di lavoro particolarmente pesanti, che in quello stabilimento i lavoratori e le lavoratrici vivono. Il TMC-2 è la metrica di lavoro con la quale i lavoratori fanno i conti; una metrica pesante che è causa di una serie di patologie che interessano gli arti superiori: non a caso queste patologie sono particolarmente diffuse tra i lavoratoriPag. 74 dello stabilimento di Melfi. Queste sono il tunnel carpale, la tendinite, crisi da sforzo, ernia ed altre.I lavoratori attraverso le rappresentanze sindacali hanno svolto diversi scioperi per chiedere all'azienda di aumentare gli addetti nel settore. Uno di questi scioperi si è svolto proprio l'11 ottobre, ed ha causato tensioni con i capi delle unità tecnologiche elementari. Di questo sciopero, la RSU Ferrentino dava notizia in un volantino che è stato ritenuto lesivo dell'immagine dell'azienda, e quindi ha causato nei fatti il licenziamento della stessa RSU; potremmo dire che egli è stato licenziato perché svolgeva la propria funzione di delegato. Anche qui vi è una interpretazione discutibile dell'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro: un'azione che assume un aspetto tanto più grave se si tiene conto che Ferrentino è stato eletto RSU solo qualche mese fa, ed è anche l'unico rappresentante eletto dal sindacato CUB. Questo sindacato, che ha avuto una parte del consenso dei lavoratori, è ad oggi dunque senza rappresentanza. Non vorremmo che la Sata utilizzi il licenziamento come un elemento per impedire il conflitto, e quindi le chiediamo come intende intervenire il Ministero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza presentata quale primo firmatario dall'onorevole Migliore ed illustrata dalla deputata Lombardi, passo ad illustrare preliminarmente le notizie che ci ha fornito, in merito alle vicende che sono state descritte in questo atto di sindacato ispettivo, la prefettura di Potenza. In particolare, il predetto ufficio ha confermato che, sulla base degli esiti di un'indagine avviata da tempo, la DIGOS della questura di Potenza, il 16 ottobre scorso, in esecuzione di provvedimenti emessi dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, procedeva alle perquisizioni domiciliari e personali disposte nei confronti di venti persone indagate per le ipotesi di reato di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice penale, tra cui anche gli operai Sata citati nell'interpellanza.La notizia dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato appariva in alcuni lanci dell'agenzia Ansa di Milano del 16 ottobre 2007, sui giornali locali e nazionali e sui siti web d'area. Inoltre, il decreto di perquisizione, secondo quanto riferito dall'ufficio in questione, era unico e riportava i nominativi di tutti gli interessati dal provvedimento. La direzione provinciale del lavoro di Potenza, in merito ai fatti descritti nell'atto ispettivo, ha prontamente effettuato un'ispezione presso la società Sata, con le seguenti risultanze. In via del tutto preliminare, desidero però specificare che il predetto ufficio, nel comunicare gli esiti degli accertamenti, ha precisato che - anche in considerazione dei ristretti tempi a disposizione - ha potuto acquisire soltanto la documentazione presso la direzione aziendale, mentre non è stato possibile acquisire le dichiarazioni di appartenenti alle rappresentanze sindacali unitarie.In particolare, l'ufficio ha confermato la notizia dei licenziamenti operati sia nei confronti dei lavoratori oggetto dei provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia, motivati con riferimento alle vicende che vedono gli stessi indagati penalmente, nonché del rappresentante sindacale citato nell'atto ispettivo, in quanto responsabile - secondo la direzione aziendale - di diffamazione nei confronti di un responsabile di unità tecnologica elementare (UTE). La società Sata ha quindi ritenuto, in considerazione della gravità dei fatti contestati ai lavoratori in questione, di dover applicare l'articolo 26 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. Rispetto a tali provvedimenti, gli interessati potranno adire - come è previsto dalle norme vigenti - l'autorità giudiziaria competente per le decisioni del caso.Per quanto concerne la consistenza dei carichi di lavoro, la società ha specificato che la relativa problematica sarebbe stata vagliata dai vertici dell'azienda e che sarebbero stati adottati i necessari provvedimentiPag. 75 di razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, illustrandone le modalità agli interessati. Riguardo «la ripresa del conflitto all'interno della fabbrica», si è ritenuto utile acquisire un prospetto riepilogativo degli scioperi effettuati negli ultimi mesi. Dall'esame di esso, si rileva che, nel mese di ottobre, sono effettivamente stati indetti tre scioperi, mentre sembra potersi escludere un particolare incremento della conflittualità interna nel periodo precedente. Per quanto riguarda l'aumento della produttività, si è acquisito il dato medio giornaliero del numero di autoveicoli prodotti nell'ultimo semestre, nonché il dato medio giornaliero della forza lavoro applicata. Tali dati, come affermato dal responsabile delle relazioni sindacali della società Sata Spa, si sono mantenuti pressoché costanti nel periodo di riferimento. A tale ultimo riguardo, sono stati richiesti chiarimenti in relazione all'applicazione della metodologia denominata TMC2 di valutazione dei tempi di lavoro occorrenti per l'espletamento di ciascuna singola fase lavorativa i cui risultati - che, sempre a detta della direzione aziendale, sono stati resi disponibili a tutti i lavoratori dello stabilimento Sata mediante procedure informatiche - sono oggetto di valutazione congiunta fra direzione aziendale ed organizzazioni sindacali. È stato inoltre acquisito l'elenco completo della rappresentanza sindacale unitaria aziendale risultante dall'ultima consultazione elettorale. Al riguardo, l'ufficio ha reso noto che provvederà ad acquisire a campione le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali sulle problematiche in parola.In conclusione, posto il rilievo della situazione prospettata, posso assicurare che l'Amministrazione che rappresento in questa sede continuerà a vigilare sul rispetto della normativa a tutela dei lavoratori, fornendo le ulteriori notizie che dovessero emergere - e che emergeranno - nel prosieguo degli accertamenti sui quali i nostri uffici, come ho già detto in premessa, sono impegnati. Chiedo dunque scusa se non può darsi la completezza della risposta, nel senso che l'ispezione non ha potuto ascoltare tutti i soggetti interessati. Ci è parso tuttavia doveroso riferire questi primi riscontri, sapendo che vi è ancora una parte di lavoro che i nostri uffici svolgeranno e di cui daremo conto.
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di replicare.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio la sottosegretaria per la celerità, la puntualità e persino per la passione che ha impiegato nel rispondere all'interpellanza. Tuttavia, ci riteniamo parzialmente soddisfatti.Intanto, mi pare che vada affermato con forza che non si possono stabilire connessioni politiche tra i movimenti sociali e l'eversione, e che ciò è tanto più ingiusto se lo si riferisce alla lotta dei ventuno giorni di Melfi (lei non lo ha fatto ed anche per questo motivo la ringrazio, ma lo ha fatto il Ministro Amato circa un anno fa, e lo ha fatto in questi giorni, ripetendolo, il dibattito su questo tema nella mia regione). Ovviamente, le indagini che sono in corso debbono proseguire - e proseguire in fretta - ma già possiamo dire, senza attenderne l'esito, che queste stesse indagini non sono legate ad una lotta operaia che, nelle modalità in cui si è svolta, ha affermato, da sé, l'estraneità a qualunque ambito fuori dalla pratica democratica. Lo ricordo prima di tutto a me stessa: a Melfi si è lottato, e lo hanno fatto i lavoratori e le lavoratrici insieme ad una intera comunità per riprendersi finalmente, dopo dieci anni, un diritto che era stato loro negato con il contratto Sata, vale a dire avere lo stesso diritto e lo stesso salario di altri lavoratori che svolgono identiche mansioni nello stesso gruppo FIAT. È stata, quindi, una lotta che ha restituito loro la dignità e il diritto, che si è svolta, per l'appunto, nella normale dialettica del conflitto e che si è chiusa con un accordo sindacale.Pace, diritti e dignità sono stati gli slogan che i lavoratori e le lavoratrici hanno usato per rispondere alle forze dell'ordine che il 26 aprile del 2004 hanno ricevuto ordine di procedere alla rimozione,Pag. 76 con forza del presidio dell'assemblea permanente che si svolgeva davanti alla fabbrica. Il teorema dunque di confondere il conflitto legittimo - che comporta quasi sempre un miglioramento delle condizioni materiali di vita insieme ad un avanzamento democratico per tutti e tutte e per l'intera società - con altro è propaganda e nuoce alla democrazia. I licenziamenti si collocano in una ripresa del conflitto interno alla fabbrica su un tema di particolare interesse per i lavoratori e le lavoratrici, ossia i carichi di lavoro e la metrica, che rimane dentro quella fabbrica un punto di difficoltà. Gli scioperi cui lei ha fatto riferimento sono probabilmente quelli generali, non quelli che si stanno svolgendo in UTE e che, a detta della rappresentanza sindacale che lei avrà modo di ascoltare successivamente, come ha affermato, è molto più alta di quella da lei indicata. Il TMC2, infatti, non è solo una formula matematica: vi sono corpi sulle linee, e quei corpi sono soggetti a malattie da lavoro fisiche, come quelle anzidette, ma non tralascerei che queste ultime si mischiano e si aggiungono allo stress della difficile turnazione, che pure rimane una delle pratiche nella fabbrica di Melfi.Ovviamente, tali temi originano anche conflitto tra sindacati e azienda, e mi pare che ciò sia una parte del normale svolgimento della democrazia, una dinamica legittima che non può presentare illegittimità da parte dell'azienda, che invece vuole rispondere a ciò attraverso gesti «esemplari», quali i licenziamenti. Questi ultimi, insieme ad una ripresa dei provvedimenti disciplinari, suonano infatti come un avvertimento a quante e a quanti lavorano legittimamente per costruire partecipazione e conflitto attorno a temi all'ordine del giorno, quali il rinnovo contrattuale, le turnazioni, la metrica, i salari, l'ulteriore introduzione di nuove forme di flessibilità. Lo stabilimento di Melfi, da questo ultimo punto di vista, è davvero il modello di una modernizzazione che tenta di cancellare i diritti.La politica deve osservare con attenzione tali dinamiche e provare a fornire, attraverso l'ascolto delle rivendicazioni dei lavoratori, anche risposte a determinati bisogni; non solo ai bisogni che Confindustria urla nelle notizie quotidiane che narrano di richieste continue di flessibilità, di deroga ai contratti nazionali ed altro, ma ai bisogni dei lavoratori che non hanno prime pagine a disposizione, ma utilizzano il conflitto: saperlo ascoltare ci consente di varare buone leggi. Per questo motivo non ci possiamo permettere che vi siano interpretazioni discutibili e blande dei contratti e dello statuto dei lavoratori, dei quali nessuno (lo voglio sempre ricordare a me stessa) è stato da alcuno octroyé, ma conquistato da altri lavoratori in lotta.Non possiamo consentire ciò nemmeno alla FIAT, né possiamo affidare tali episodi solo ad una magistratura del lavoro che, almeno a Melfi, presenta tempi elefantiaci. Si può e si deve intervenire, sottolineando, anche con la FIAT, che non si deve costruire un clima di caccia alle streghe. Si può anche promuovere, se lo si ritiene e io sento il bisogno di dirlo, un'indagine conoscitiva sulle condizioni di vita e il rispetto dei diritti nello stabilimento di Melfi, che è appunto il simbolo di una modernità e che rappresenta, all'interno del gruppo FIAT, sicuramente quello più moderno.Si è scritto e discusso molto, infatti, sulla fabbrica di Melfi, in particolare sulla fabbrica snella. Tuttavia, è necessario comprendere i bisogni di chi lavora nella fabbrica snella. Sarebbe questo un modo importante per continuare a riflettere su questa modernità a partire da una delle esperienze che nel Mezzogiorno è indicata come una delle più alte provando a comprendere, però, il punto di vista di chi lavora.
INTERPELLANZA URGENTE 2/00812
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 234 del 30/10/2007
Firmatari
Primo firmatario: MIGLIORE GENNARO
Gruppo: RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
Data firma: 30/10/2007
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE
MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE delegato in data 30/10/2007
Stato iter: CONCLUSO il 08/11/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
RISPOSTA GOVERNO 08/11/2007 RINALDI ROSA SOTTOSEGRETARIO DI STATO LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
REPLICA 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
RESOCONTO
Provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari - n. 2-00812)
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00812, concernente provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11), di cui è cofirmataria.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, si è ritenuto di interpellare con urgenza il Ministero del lavoro su alcuni episodi apparentemente tra loro slegati, che sono avvenuti alla FIAT Sata di Melfi e che destano non poche preoccupazioni.Nella prima mattina del 16 ottobre, nelle abitazioni di due operai dello stabilimento, Passannante e Auria, sono state effettuate perquisizioni su richiesta del pubblico ministero Basentini. I due risultano indagati per i reati di cui all'articolo 270-bis e 272 del codice penale, vale a dire per associazione in attività eversiva.Nei loro confronti, comunque, tengo a sottolineare che non si è ritenuto di procedere a nessuna misura cautelare. Il giorno seguente, ai due lavoratori è stata notificata la sospensione cautelare, questa sì da parte dell'azienda, ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici, che si è tramutata in licenziamento il 23 ottobre.Le pongo due domande, che non andrebbero probabilmente rivolte tutte a lei, ma che qui vanno poste anche per comprendere la dinamica dei fatti. Innanzitutto, come fa l'azienda ad avere notizia di fatti giudiziari che ancora non erano stati resi pubblici da nessuno, nemmeno dalla stampa? Come e perché c'è un'evidente fuga di notizie? Inoltre, sembra un po' eccessiva l'interpretazione dell'articolo 25 del Contratto nazionale, dal momento che lo si dovrebbe utilizzare, letteralmente, quando il lavoratore provochi grave nocumento morale e materiale all'azienda e quando compia, in connessione con lo svolgimento del proprio rapporto di lavoro, azioni che costituiscono delitto a termini di legge.Ovviamente i lavoratori si dichiarano innocenti ed estranei ai fatti loro contestati. Le indagini faranno il proprio corso, anzi ci auguriamo che terminino al più presto per far luce sui fatti stessi; ma è fuori da ogni logica che l'azienda, prima ancora dei luoghi deputati, emetta una sentenza come ha fatto con i licenziamenti. Una battuta: in questo Paese giustamente, ma dovrebbe valere per tutti, si è innocenti fino a prova contraria; per i lavoratori non può e non deve valere il contrario, vale a dire: si è colpevoli fino a quando non si dimostra la propria innocenza.Negli stessi giorni inoltre viene licenziato un altro lavoratore, Francesco Ferrentino, RSU Flmu-CUB, anche lui prima sospeso e poi licenziato nella stessa data del 23 ottobre; anche in questo caso la sospensione prima e il licenziamento dopo vengono motivati dall'azienda con l'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro. Ma qual è la colpa di questa RSU? Si registra in fabbrica, da qualche mese, una ripresa del conflitto sindacale, con frequenti ricorsi a scioperi di UTE. Le ragioni di questo conflitto attengono ai carichi di lavoro particolarmente pesanti, che in quello stabilimento i lavoratori e le lavoratrici vivono. Il TMC-2 è la metrica di lavoro con la quale i lavoratori fanno i conti; una metrica pesante che è causa di una serie di patologie che interessano gli arti superiori: non a caso queste patologie sono particolarmente diffuse tra i lavoratoriPag. 74 dello stabilimento di Melfi. Queste sono il tunnel carpale, la tendinite, crisi da sforzo, ernia ed altre.I lavoratori attraverso le rappresentanze sindacali hanno svolto diversi scioperi per chiedere all'azienda di aumentare gli addetti nel settore. Uno di questi scioperi si è svolto proprio l'11 ottobre, ed ha causato tensioni con i capi delle unità tecnologiche elementari. Di questo sciopero, la RSU Ferrentino dava notizia in un volantino che è stato ritenuto lesivo dell'immagine dell'azienda, e quindi ha causato nei fatti il licenziamento della stessa RSU; potremmo dire che egli è stato licenziato perché svolgeva la propria funzione di delegato. Anche qui vi è una interpretazione discutibile dell'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro: un'azione che assume un aspetto tanto più grave se si tiene conto che Ferrentino è stato eletto RSU solo qualche mese fa, ed è anche l'unico rappresentante eletto dal sindacato CUB. Questo sindacato, che ha avuto una parte del consenso dei lavoratori, è ad oggi dunque senza rappresentanza. Non vorremmo che la Sata utilizzi il licenziamento come un elemento per impedire il conflitto, e quindi le chiediamo come intende intervenire il Ministero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza presentata quale primo firmatario dall'onorevole Migliore ed illustrata dalla deputata Lombardi, passo ad illustrare preliminarmente le notizie che ci ha fornito, in merito alle vicende che sono state descritte in questo atto di sindacato ispettivo, la prefettura di Potenza. In particolare, il predetto ufficio ha confermato che, sulla base degli esiti di un'indagine avviata da tempo, la DIGOS della questura di Potenza, il 16 ottobre scorso, in esecuzione di provvedimenti emessi dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, procedeva alle perquisizioni domiciliari e personali disposte nei confronti di venti persone indagate per le ipotesi di reato di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice penale, tra cui anche gli operai Sata citati nell'interpellanza.La notizia dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato appariva in alcuni lanci dell'agenzia Ansa di Milano del 16 ottobre 2007, sui giornali locali e nazionali e sui siti web d'area. Inoltre, il decreto di perquisizione, secondo quanto riferito dall'ufficio in questione, era unico e riportava i nominativi di tutti gli interessati dal provvedimento. La direzione provinciale del lavoro di Potenza, in merito ai fatti descritti nell'atto ispettivo, ha prontamente effettuato un'ispezione presso la società Sata, con le seguenti risultanze. In via del tutto preliminare, desidero però specificare che il predetto ufficio, nel comunicare gli esiti degli accertamenti, ha precisato che - anche in considerazione dei ristretti tempi a disposizione - ha potuto acquisire soltanto la documentazione presso la direzione aziendale, mentre non è stato possibile acquisire le dichiarazioni di appartenenti alle rappresentanze sindacali unitarie.In particolare, l'ufficio ha confermato la notizia dei licenziamenti operati sia nei confronti dei lavoratori oggetto dei provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia, motivati con riferimento alle vicende che vedono gli stessi indagati penalmente, nonché del rappresentante sindacale citato nell'atto ispettivo, in quanto responsabile - secondo la direzione aziendale - di diffamazione nei confronti di un responsabile di unità tecnologica elementare (UTE). La società Sata ha quindi ritenuto, in considerazione della gravità dei fatti contestati ai lavoratori in questione, di dover applicare l'articolo 26 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. Rispetto a tali provvedimenti, gli interessati potranno adire - come è previsto dalle norme vigenti - l'autorità giudiziaria competente per le decisioni del caso.Per quanto concerne la consistenza dei carichi di lavoro, la società ha specificato che la relativa problematica sarebbe stata vagliata dai vertici dell'azienda e che sarebbero stati adottati i necessari provvedimentiPag. 75 di razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, illustrandone le modalità agli interessati. Riguardo «la ripresa del conflitto all'interno della fabbrica», si è ritenuto utile acquisire un prospetto riepilogativo degli scioperi effettuati negli ultimi mesi. Dall'esame di esso, si rileva che, nel mese di ottobre, sono effettivamente stati indetti tre scioperi, mentre sembra potersi escludere un particolare incremento della conflittualità interna nel periodo precedente. Per quanto riguarda l'aumento della produttività, si è acquisito il dato medio giornaliero del numero di autoveicoli prodotti nell'ultimo semestre, nonché il dato medio giornaliero della forza lavoro applicata. Tali dati, come affermato dal responsabile delle relazioni sindacali della società Sata Spa, si sono mantenuti pressoché costanti nel periodo di riferimento. A tale ultimo riguardo, sono stati richiesti chiarimenti in relazione all'applicazione della metodologia denominata TMC2 di valutazione dei tempi di lavoro occorrenti per l'espletamento di ciascuna singola fase lavorativa i cui risultati - che, sempre a detta della direzione aziendale, sono stati resi disponibili a tutti i lavoratori dello stabilimento Sata mediante procedure informatiche - sono oggetto di valutazione congiunta fra direzione aziendale ed organizzazioni sindacali. È stato inoltre acquisito l'elenco completo della rappresentanza sindacale unitaria aziendale risultante dall'ultima consultazione elettorale. Al riguardo, l'ufficio ha reso noto che provvederà ad acquisire a campione le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali sulle problematiche in parola.In conclusione, posto il rilievo della situazione prospettata, posso assicurare che l'Amministrazione che rappresento in questa sede continuerà a vigilare sul rispetto della normativa a tutela dei lavoratori, fornendo le ulteriori notizie che dovessero emergere - e che emergeranno - nel prosieguo degli accertamenti sui quali i nostri uffici, come ho già detto in premessa, sono impegnati. Chiedo dunque scusa se non può darsi la completezza della risposta, nel senso che l'ispezione non ha potuto ascoltare tutti i soggetti interessati. Ci è parso tuttavia doveroso riferire questi primi riscontri, sapendo che vi è ancora una parte di lavoro che i nostri uffici svolgeranno e di cui daremo conto.
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di replicare.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio la sottosegretaria per la celerità, la puntualità e persino per la passione che ha impiegato nel rispondere all'interpellanza. Tuttavia, ci riteniamo parzialmente soddisfatti.Intanto, mi pare che vada affermato con forza che non si possono stabilire connessioni politiche tra i movimenti sociali e l'eversione, e che ciò è tanto più ingiusto se lo si riferisce alla lotta dei ventuno giorni di Melfi (lei non lo ha fatto ed anche per questo motivo la ringrazio, ma lo ha fatto il Ministro Amato circa un anno fa, e lo ha fatto in questi giorni, ripetendolo, il dibattito su questo tema nella mia regione). Ovviamente, le indagini che sono in corso debbono proseguire - e proseguire in fretta - ma già possiamo dire, senza attenderne l'esito, che queste stesse indagini non sono legate ad una lotta operaia che, nelle modalità in cui si è svolta, ha affermato, da sé, l'estraneità a qualunque ambito fuori dalla pratica democratica. Lo ricordo prima di tutto a me stessa: a Melfi si è lottato, e lo hanno fatto i lavoratori e le lavoratrici insieme ad una intera comunità per riprendersi finalmente, dopo dieci anni, un diritto che era stato loro negato con il contratto Sata, vale a dire avere lo stesso diritto e lo stesso salario di altri lavoratori che svolgono identiche mansioni nello stesso gruppo FIAT. È stata, quindi, una lotta che ha restituito loro la dignità e il diritto, che si è svolta, per l'appunto, nella normale dialettica del conflitto e che si è chiusa con un accordo sindacale.Pace, diritti e dignità sono stati gli slogan che i lavoratori e le lavoratrici hanno usato per rispondere alle forze dell'ordine che il 26 aprile del 2004 hanno ricevuto ordine di procedere alla rimozione,Pag. 76 con forza del presidio dell'assemblea permanente che si svolgeva davanti alla fabbrica. Il teorema dunque di confondere il conflitto legittimo - che comporta quasi sempre un miglioramento delle condizioni materiali di vita insieme ad un avanzamento democratico per tutti e tutte e per l'intera società - con altro è propaganda e nuoce alla democrazia. I licenziamenti si collocano in una ripresa del conflitto interno alla fabbrica su un tema di particolare interesse per i lavoratori e le lavoratrici, ossia i carichi di lavoro e la metrica, che rimane dentro quella fabbrica un punto di difficoltà. Gli scioperi cui lei ha fatto riferimento sono probabilmente quelli generali, non quelli che si stanno svolgendo in UTE e che, a detta della rappresentanza sindacale che lei avrà modo di ascoltare successivamente, come ha affermato, è molto più alta di quella da lei indicata. Il TMC2, infatti, non è solo una formula matematica: vi sono corpi sulle linee, e quei corpi sono soggetti a malattie da lavoro fisiche, come quelle anzidette, ma non tralascerei che queste ultime si mischiano e si aggiungono allo stress della difficile turnazione, che pure rimane una delle pratiche nella fabbrica di Melfi.Ovviamente, tali temi originano anche conflitto tra sindacati e azienda, e mi pare che ciò sia una parte del normale svolgimento della democrazia, una dinamica legittima che non può presentare illegittimità da parte dell'azienda, che invece vuole rispondere a ciò attraverso gesti «esemplari», quali i licenziamenti. Questi ultimi, insieme ad una ripresa dei provvedimenti disciplinari, suonano infatti come un avvertimento a quante e a quanti lavorano legittimamente per costruire partecipazione e conflitto attorno a temi all'ordine del giorno, quali il rinnovo contrattuale, le turnazioni, la metrica, i salari, l'ulteriore introduzione di nuove forme di flessibilità. Lo stabilimento di Melfi, da questo ultimo punto di vista, è davvero il modello di una modernizzazione che tenta di cancellare i diritti.La politica deve osservare con attenzione tali dinamiche e provare a fornire, attraverso l'ascolto delle rivendicazioni dei lavoratori, anche risposte a determinati bisogni; non solo ai bisogni che Confindustria urla nelle notizie quotidiane che narrano di richieste continue di flessibilità, di deroga ai contratti nazionali ed altro, ma ai bisogni dei lavoratori che non hanno prime pagine a disposizione, ma utilizzano il conflitto: saperlo ascoltare ci consente di varare buone leggi. Per questo motivo non ci possiamo permettere che vi siano interpretazioni discutibili e blande dei contratti e dello statuto dei lavoratori, dei quali nessuno (lo voglio sempre ricordare a me stessa) è stato da alcuno octroyé, ma conquistato da altri lavoratori in lotta.Non possiamo consentire ciò nemmeno alla FIAT, né possiamo affidare tali episodi solo ad una magistratura del lavoro che, almeno a Melfi, presenta tempi elefantiaci. Si può e si deve intervenire, sottolineando, anche con la FIAT, che non si deve costruire un clima di caccia alle streghe. Si può anche promuovere, se lo si ritiene e io sento il bisogno di dirlo, un'indagine conoscitiva sulle condizioni di vita e il rispetto dei diritti nello stabilimento di Melfi, che è appunto il simbolo di una modernità e che rappresenta, all'interno del gruppo FIAT, sicuramente quello più moderno.Si è scritto e discusso molto, infatti, sulla fabbrica di Melfi, in particolare sulla fabbrica snella. Tuttavia, è necessario comprendere i bisogni di chi lavora nella fabbrica snella. Sarebbe questo un modo importante per continuare a riflettere su questa modernità a partire da una delle esperienze che nel Mezzogiorno è indicata come una delle più alte provando a comprendere, però, il punto di vista di chi lavora.
7 commenti:
E' incredibile.
A me sembra che tutti gli sforzi e le conquiste ottenute nell'intero novecento a prezzi alti e sacrifici costosi per gli operai si stiano molto rapidamente perdendo...
Siamo nel 2000 eppure...
sembra che siam tornati all'800!
Precariato, sempre meno diritti per i lavoratori, libertà sempre maggiori per i padroni
Si sta confondendo libertà e liberismo..
Vi porto la nostra solidarietà per i fatti citati. Su ciò che è sempre accaduto a melfi ne so abbastanza, anche perchè vivo a potenza. visita il nostro sito e il nostro blog www.ripensaremarx.it, www.ripensaremarx.splinder.com
E' questa l'Italia di Montezemolo e dei suoi sodali politici
Caro compagno,
io mi chiamo Pino e pur non essendo un operaio della SATA conosco la situazione perchè mia moglie, Tiziana, lavora in quello stabilimento da più di 12 anni. Infatti durante quei 21 lunghi e freddi giorni e quelle 21 gelide notti io ero lì con i compagni di Irsina a rappresentare sofferenze che vivevo di riflesso con la stessa rabbia e senso di impotenza degli operai. Fui tra coloro che cacciarono prima della carica delle forze dell'ordine i due sconosciuti provocatori infiltrati probabilmente dalla stessa polizia o assoldati dai padroni. Oggi a distanza di anni da quell'esperienza seminale per la classe operaia e per le rappresentanze sindacali del mezzoggiorno, devo riconoscere con amarezza che la fase di restaurazione che ci si aspettava è stata negli effetti e nelle dinamiche superiore a quella che già ci si attendeva.
Ma quello che più di tutto rappresenta per noi tutti un disarmante motivo di tristezza è la velocità con la quale a quel moto di programmazione dell'oblio riservato ai "pericolosi" contenuti di forza e di coscienza collettiva rimasti alla fine di quella esperienza si siano aggregate all'unisono tutti quei soggetti che riuscimmo a coinvolgere loro malgrado e a associare alle ragioni degli operai. Pericolose era quella eredità perchè rappresentante una proposta auntenticamente alternativa a quelle lotte solitarie che al massimo si concretizzano attraverso certificati di malattia, ma che spesso portano attraverso l'acutizzarsi di un patologico fatalismo culturale e religioso (ben radicato in Basilicata) e il logoramento psico-fisico dell'operaio ad una graduale ma inesorabile alienazione.
Certo che l'azienda preferisce quest'altra opzione! Certo che fa di tutto perchè resti la sola alternativa oggettiva disponibile!Rientra nelle modalità di attuazione dei più semplici programmi di controllo aziendale sulla forza-lavoro; una forma di controllo che tra l'altro richiede un facile disimpegno, inferiore e meno critico rispetto alle politiche di epurazione nelle cui reti sei caduto tu.
Comunque l'analisi dei fatti, dei loro effetti e del contesto attuale mettono in evidenza la strutturale debolezza del movimento di coscienza politica e sindacale che i 21 giorni crearono fuori dai cancelli, ma è altrettanto vero ed evidente il peso che esso conserva presso coloro che ne detengono non solo la memoria ma che quotidianamente sono richiamati a elaborare quella esperienza e a superarla dialetticamente formulando collettivamente, insieme a chi ha il coraggio e la volontà (FIOM o altro) una proposta di lotta che sia rappresentativa delle esigenze umane e collettive. Intendo dire che ogni altra forma di rivendicazione ispirata ad avanzamenti sociali concordati prima con Confindustria e poi con Veltroni e Co. e a discorsi di categoria (come piace a CGIL-CISL e UIL!) non sortirebbe che male nel tempo per ogni operaio ancorchè per la classe. Evidentemente ancora oggi, e il recente plebiscito sul welfare lo dimostra, quelle ragioni "carnali", materialistiche nel senso marxiano e morali - come possono essere soltanto le richieste di giustizia - non riescono a ad essere politicamente "seducenti".
Comunque per chi nutre sogni di giustizia non basta una lettera a fermarlo.
Con te!
La FIAT è da sempre luogo in cui il padrone esercita lo sfruttamento degli operai in maniera finanziata dallo stato.
Stiamo purtroppo ritornando ai tempi delle ferriere dell'800.
Solidarietà ai lavoratori che lottano per condizioni di vita più dignitose.
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La discussione pacata tra i parlamentari Angela Lombardi, che presenta l’interpellanza, e Rosa Rinaldi che deve rispondere per il governo, colpisce per l’estremo distacco che esiste tra quest’ambito, la commissione parlamentare, dove i fatti vengono civilmente discussi e il luogo dove essi avvengono e il modo come avvengono.
A Melfi gli operai hanno i secondi contati, corrono dietro ai “pezzi” e agli ingranaggi, se non sono svelti si “imbarcano”, se succede spesso vengono puniti. Sopportano, per fare questo lavoro, ore di pulman per essere scaricati, nelle ore più impensabili per gli altri cittadini, fuori i cancelli della SATA. Tutto questo per poco più di mille euro al mese.
Gli operai licenziati, Donato Auria e Francesco Fermentino in particolare, sono conosciuti per il loro attivismo sindacale. Cercano di difendere la pelle e cercano di farlo insieme agli altri operai loro compagni. Chi li conosce lo sa. La loro arma è lo sciopero e l’affrontare a viso aperto la dirigenza dello stabilimento. Per questo alla FIAT danno fastidio, e per questo li ha licenziati.
Il fatto che il licenziamento di Auria sia avvenuto il giorno dopo le perquisizioni della polizia è un fatto che può apparire normale solo a chi è lontano da questa realtà.
I nomi degli indagati erano conosciuti solo dagli indagati stessi e dalla polizia. Nessun giornale risulta che li abbia riportati il giorno stesso della perquisizione. Come li ha saputi la FIAT? Dagli stessi indagati è improbabile. Rimane solo la polizia o, tuttalpiù, qualche giornalista compiacente e comunque bene informato. La cosa è normale? Per la rappresentante del governo sembra normale. Come sembra normale il fatto che solo per essere indagati debbano essere licenziati. La Rinaldi, nel rispetto delle norme, afferma che “gli interessati potranno adire l’autorità giudiziaria competente per le decisioni del caso”. Cioè se hanno ragione verranno reintegrati. Sembrerebbe una posizione equilibrata. Sembrerebbe, ma non lo è, perché i parlamentari, in altri casi, non esprimono la stessa posizione. Facciamo l’esempio del ministro Mastella. Inquisito, rimane al suo posto. Per la stessa logica espressa nei confronti dei licenziati di Melfi, dovrebbe essere dimesso e poi, a sua volta, “adire l’autorità giudiziaria” e aspettarne il giudizio. Questo per Mastella non avviene, né qualcuno dei suoi colleghi lo richiede. Se il governo avesse assunto una posizione altrettanto “garantista” rispetto ai licenziati di Melfi, e il dibattito sull’interpellanza rappresenta un’occasione mancata, la FIAT ne avrebbe dovuto tenere conto.
L’altra cosa che la civile discussione parlamentare non prende in considerazione è che questi operai fanno quel lavoro non per sport, ma perché con il salario devono vivere. Hanno famiglia e spese. Già con il salario non arrivano a fine mese, senza è la miseria. Certo, per chi guadagna decine di migliaia di euro al mese, come i parlamentari, la questione può essere poco essenziale, ma per questi operai no. La FIAT lo sa bene. I ricchi dirigenti che hanno deciso il licenziamento sanno che per un operaio perdere il salario è una tragedia. Il provvedimento l’hanno deciso proprio per questo, per imporre a questi operai che lottano il silenzio e ai loro compagni l’esempio di cosa può succedere anche a loro se non si piegano. Se Angela Lombardi può ritenersi “solo parzialmente soddisfatta” delle risposte della rappresentante del governo, Auria e gli altri licenziati di Melfi sicuramente no.
Come appare lontano dai brutali fatti il civile e democratico dibattito parlamentare.
Franco R.
Caro compagno, non preoccuparti la verità viene sempre a galla, non smettete di lottare vi saremo sempre vicino.
Gennaro, Pomigliano D'arco
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