La decisione presso il Tribunale di Melfi: una vera ingiustizia.
Dopo essere stato licenziato, insieme ad un altro operaio che era anche RSU, la FLMUniti-CUB, il sindacato a cui aderisco, ha impugnato presso il tribunale di Melfi la causa ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei Lavoratori.
La famosa legge 300 del 1970, quella che, ci dicono, dovrebbe tutelare tutti i lavoratori.
Il giudice del lavoro, dopo averci pensato per 2 mesi, ha fatto propria alla lettera le tesi della Fiat-SATA e ha rigettato il ricorso impugnato ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori dalla FLMUniti-CUB perché a suo dire il sindacato di base non avrebbe il requisito della nazionalità in quanto presente “solamente” in 43 province e in quasi tutte le regioni.
Una decisione ingiusta che toglie di mezzo qualsiasi dubbio a chi crede ancora nella favola che “la legge è uguale per tutti”.
Secondo questa sentenza, se un operaio aderente a un qualsiasi sindacato di base, a Melfi effettuasse uno sciopero e il padrone lo prendesse a calci, lo riempisse di ingiurie e lo licenziasse, dicendogli che lo sta facendo solo per il semplice fatto che aderisce al sindacato di base, quell’atteggiamento non sarebbe mai considerato antisindacale ai sensi dell’art. 28 dal giudice del tribunale di Melfi.
Il giudice come ha già dimostrato non entrerebbe mai nel merito del ricorso ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei Lavoratori, limitandosi ad affermare che il sindacato di base non ha il requisito per poter impugnare l’art. 28.
Anche i calci, le ingiurie e i licenziamenti non sarebbero comportamenti antisindacali perché il sindacato a cui l’operaio aderisce non è presente in tutte le regioni e in tutte le province e non firma i contratti nazionali.
E’ proprio il caso di dirlo: il giudice anche a Melfi afferma che “la legge e uguale per tutti” ma poi viene fuori che gli operai non sono tutti uguali e non possono fruire della stessa legge.
Una sentenza che non penalizza solo la FLMUniti-CUB e tutti i sindacati di base ma anche tutti gli operai, a prescindere dal sindacato di appartenenza, perché, nei fatti, tende a limitare ancora di più ogni nostra già scarsa possibilità di organizzarci liberamente.
Dopo aver imposto il metodo di lavoro della fabbrica integrata sperimentato a Melfi a tutti gli altri stabilimenti, la Fiat utilizzerà anche la giurisprudenza del tribunale di Melfi contro gli operai delle altre fabbriche.
E’ sempre più necessaria una risposta di lotta massiccia e unitaria di tutti gli operai, nella consapevolezza che per battere il padrone e per far rientrare i licenziamenti degli operai combattivi servono gli scioperi e l’organizzazione unitaria di tutti gli operai. Con la sentenza del tribunale di Melfi la strada delle cause e delle vertenze legali ha dimostrato ancora una volta la sua inadeguatezza e insufficienza. Una strada, dove il terreno è sempre di più controllato dai padroni e dove gli operai più combattivi vengono portati per essere “soppressi” legalmente.
Melfi 02-03-2007
L’operaio Donato Auria
lunedì 3 marzo 2008
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1 commento:
LE FABBRICHE AGLI OPERAI
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