lunedì 24 dicembre 2007

Le favole del signor Giva

Martedi 11 Dicembre 2007 durante una iniziativa promossa dalla Fim-Cisl presso il Centro Sociale “P. Sacco” a Rionero in Vulture, il Responsabile Risorse Umane e relazioni industriali di Fiat auto il signor Giva, ritenuto uno dei dirigenti più importanti del Lingotto sempre a stretto contatto con il signor Marchionne, affermava (come riportato sulla Nuova del Sud del 12 Dicembre 2007) che alla Fiat di Melfi, grazie ai percorsi di formazione, si assicurano livelli altissimi di sicurezza.
Furono sviscerati i dati relativi alla sicurezza e ci si azzardò a dire che si puntava alla quota zero infortuni.
Il martedì successivo, a distanza di una settimana, nella fabbrica dove a parere del Signor Giva ci sono livelli altissimi di sicurezza, moriva l’operaio Luigi Simeone di 57 anni.
Un operaio cui mancava poco per la pensione e che è morto sotto gli occhi del figlio che è stato uno dei primi soccorritori.
Un operaio che non è morto di infarto o a causa di un altro malore ma per garantire il profitto ai padroni.
Non ci vorrebbe molto. Basterebbe che il signor Giva si mettesse la tuta di lavoro e lavorasse sulla linea insieme a noi operai per capire che la realtà è ben lontana dalle chiacchiere.
La sicurezza sul lavoro non concilia con le esigenze del padrone di sfruttamento degli operai.
Agli operai alla FIAT di Melfi di tanto in tanto viene fatto firmare il cosiddetto libretto verde, quello per l’informazione e per la prevenzione degli infortuni.
Il signor Giva lo sa come viene fatta la formazione per la prevenzione degli infortuni e dove viene fatta apporre la firma agli operai? Direttamente sulla linea mentre l’operaio lavora.
Forse il signor Giva non ne sa nulla? Diceva il famoso Totò “ma mi faccia il piacere”!
A distanza di una settimana dalla sua venuta e nonostante le sue chiacchiere è morto un operaio. Neanche un anno fa, il 29 Gennaio del 2007 un altro operaio alla Fiat di Melfi ha rischiato di lasciarci la pelle a causa di un motore caduto dal cielo che lo ha colpito di striscio e gli ha provocato ferite e decine di punti di sutura.
Tanti operai invece si devono considerare più fortunati, non sono morti sul lavoro, ma dopo aver subito un’infortunio hanno ricevuto il provvedimento disciplinare. Dopo il danno anche la beffa.
Solo due mesi fa, il delegato RSU Francesco Ferrentino è stato licenziato per aver criticato in un volantino il comportamento di un capo che aveva tentato di impedire l’intervento di un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.
Chi crederà più alle favole raccontate dal signor Giva?

domenica 23 dicembre 2007

Da Il Manifesto del 20/12/2007


intervento
Gli operai di Melfi non hanno il medico
Ulderico Pesce*
Per come è concepito il lavoro nel mondo industrializzato il padrone, chiunque esso sia, fa sentire sempre il FIATo sul collo all'operaio e spesso a FIATare sull'operaio è direttamente la morte. E'accaduto l'altro ieri alla Fiat di Melfi dove è morto Luigi Simeone, di 57 anni, operaio manutentore di una ditta esterna, morto schiacciato dalla macchina che stava pulendo. Una diecina di giorni fa è morto Paolino Scaccia alla Fiat di Cassino, schiacciato dal tir che stava riparando.Nella fabbrica di Melfi, costruita con logiche giapponesi, modello di «sicurezza», c'è una spia che ci fa capire che la sicurezza degli operai non è tra i primi pensieri del padrone e che l'incidente e la morte fanno parte del gioco: «Manca un medico nel turno di lavoro notturno». Ebbene sì, 5.300 operai non hanno l'assistenza medica notturna in fabbrica a cui rivolgersi nel caso di malessere o incidente. E' una vergogna tutta italiana che si consuma nell'indifferenza generale. Sul sito www.uldericopesce.com raccolgo firme affinché questa battaglia di civiltà venga vinta e porto in giro per l'Italia lo spettacolo «FIATo sul collo: i 21 giorni di lotta di Melfi», dove racconto la vittoria degli operai di Melfi nel 2004, caricati dalla polizia ma vittoriosi. Gli operai chiedevano l'equiparazione salariale, visto che là guadagnavano il 10% in meno rispetto agli altri operai Fiat d'Italia, chiedevano la cancellazione della doppia battuta, dodici turni di lavoro notturno per contratto, logica produttiva massacrante, e chiedevano infine la cancellazione di 5000 provvedimenti disciplinari emanati dall'azienda negli ultimi due anni. E' una battaglia vinta dagli operai di cui, purtroppo, si è smarrita la memoria, ed è un peccato per tutta la società italiana ma soprattutto per la sinistra e la Cgil che quella vittoria dovrebbero mantenere nel proprio dna. Dovrebbero fare come ha fatto la Fiat che ha saputo mantenere nella memoria della società italiana il fallimento dello sciopero degli anni Ottanta a Torino, quando gli operai protestarono contro il licenziamento di 14.500 operai. La Fiat nel suo dna mantiene quella vittoria che fa ripetere a tutti: «Contro la Fiat non si sciopera». Ho intervistato molti operai dello stabilimento di Melfi per scrivere il testo che porto in scena e ho visto un grande patrimonio di idee e di lotte, di dolore e sopportazione, di voglia di riscatto e capacità organizzativa, che la sinistra e il sindacato devono tenere come modello invece di lasciare nel dimenticatoio. Se dimentichiamo addirittura le battaglie vinte, se molliamo la guardia, il padrone riattacca, come dimostra la mancanza del medico notturno alla Fiat di Melfi e come dimostra il licenziamento di quattro operai, avvenuto qualche settimana fa, perché sospettati di «attività terroristica». Che la magistratura indaghi su questi operai che, per la cronaca, distribuivano volantini davanti alla fabbrica; ma l'ingiustizia di licenziarli prima della conclusione delle indagini e prima della sentenza deve far pensare. In Parlamento abbiamo gli indagati e i condannati che fanno le leggi e nessuno li caccia, e quattro operai indagati vengono licenziati e gettati sulla strada con le loro famiglie nell'indifferenza generale. Questo è triste. Questo getta una luce inquietante sull'Italia di oggi, questo fa capire che la sinistra italiana (tutta intrappolata nella discussione sui simboli, sui ruoli, sulle poltrone), ha perso terreno. I 1.300 operai morti ogni anno lavorando e le loro famiglie hanno bisogno di risposte concrete.Sinistra italiana, noi altri abbiamo ancora un po' di pazienza, poca poca, rialza la guardia e ripartiamo uniti, sereni, fiduciosi e agguerriti dalla frase di Giuseppe Di Vittorio, altro grande dirigente dimenticato: «Le conquiste non sono mai per sempre».
* artista

mercoledì 28 novembre 2007

Comunicato Stampa

COMUNICATO STAMPA

Siamo venuti a conoscenza che è stato pubblicato su Internet, in particolare sulla mailing list “Reddito Lavoro”, un appello per una manifestazione di solidarietà alla SATA di Melfi il primo dicembre per gli inquisiti dalla magistratura di Potenza su presunti reati di attività sovversiva e terrorismo. Dal comunicato risulta che l’appello sarebbe stato stilato dagli operai inquisiti e licenziati di Melfi insieme allo “SLAI Cobas per il sindacato di classe”.
Vogliamo precisare che nessun comunicato congiunto è stato redatto da parte dei licenziati di Melfi con il suddetto sindacato, né tantomeno noi operai della SATA di Melfi, inquisiti e/o licenziati parteciperemo alla manifestazione indetta per il 1° dicembre a Melfi da questo sindacato. Con lo “SLAI Cobas per il sindacato di classe” i sottoscritti non hanno nessun rapporto né organizzativo né politico. Inoltre, anche se alcuni operai della SATA sono stati coinvolti nella stessa inchiesta in cui risultano coinvolti membri dello “SLAI Cobas per il sindacato di classe”, noi riteniamo ben distinte le due esperienze, perché corre un’abissale differenza fra i nostri tentativi di costruire un’organizzazione indipendente degli operai e i tentativi di altri per rafforzare gruppetti diretti da piccoli borghesi.
Per quello che ci riguarda, la Fiat ha voluto colpire alcuni operai combattivi sul versante sindacale approfittando delle inchieste della magistratura. Per i reati di cui alcuni di noi sono accusati ci dichiariamo per l’ennesima volta estranei e ribadiamo, come già stiamo facendo anche in sede legale, che il nostro licenziamento è illegittimo. Per la nostra difesa e per la difesa di tutti gli operai non servono, anzi sono dannose, minoritarie manifestazioni propagandistiche fuori i cancelli della fabbrica, completamente isolate dalla massa degli operai.

Melfi 28-11-2007
Ferrentino Francesco
Operaio e delegato RSU licenziato dalla FIAT-SATA

Auria Donatantonio
Operaio licenziato dalla FIAT-SATA

venerdì 16 novembre 2007

Comunicato di solidarietà da operai di altre fabbriche


Comunicato a tutti gli operai,
da diffondere nelle fabbriche e ovunque è possibile.

Una repressione strisciante, silenziosa, colpisce gli operai. La massa dei NO dalle grandi fabbriche al protocollo sul welfare ha impressionato i padroni.
I salari da fame diventano sempre più insopportabili.
Gli operai morti sul lavoro sono all’ordine del giorno.
Si aspettano una reazione operaia e cercano in tutti i modi di prevenirla. A cominciare dalle fabbriche FIAT. A Melfi hanno fatto la grande prova. Quattro operai sono stati licenziati, uno è un delegato sindacale.
Il sistema è stato semplice: la magistratura iscrive, per qualche ragione, nel registro degli indagati gli operai che danno più fastidio, il padrone li licenzia sostenendo che con il procedimento in corso "è venuto meno il rapporto fiduciario…" Esattamente così è successo a Melfi, due dei licenziati sono stati perquisiti senza nessun risultato nell’ambito di un’inchiesta su "associazione sovversiva con finalità terroristiche". Il quarto, il delegato, è stato licenziato a causa di una querela di un capo nominato in un volantino per la sua prepotenza sugli operai. La direzione prima li ha sospesi e poi licenziati, non ha avuto bisogno di prove di colpevolezza, di sentenze, di niente.
Con un tale sistema, i padroni possono ripulire le fabbriche dagli operai ribelli nel pieno silenzio stampa e con il tacito consenso dei gruppi dirigenti dei "grandi" sindacati nazionali.
Uno strato di operai ribelli si è formato nelle fabbriche più importanti dell'industria, ha manifestato la sua presenza guidando tutti gli operai al netto rifiuto dell’accordo di CGIL CISL e UIL.
Uno strato di operai che sfida i padroni, il governo, anche se si dice amico, ed i dirigenti sindacali compromessi.
Una nuova classe operaia che inizia a muoversi come forza indipendente.
Potevano attaccarci per questo? Per aver votato NO all’85% a Melfi come nelle principali fabbriche? Potevano attaccarci perché vogliamo più soldi senza scambiarli con flessibilità e allungamento dell’orario di lavoro? No. La tanto decantata democrazia ne sarebbe uscita malconcia, e allora?
Allora funziona la caccia alle streghe, il "sospetto di terrorismo". Tutti zitti, il sospettato va immediatamente sospeso, licenziato, isolato e chi vorrebbe prenderne la difesa stia attento. Nessuno dei paladini della democrazia interviene, sulla stampa nemmeno una riga sui licenziamenti, eppure ministri non solo sospettati ma condannati siedono in parlamento, ne hanno diritto fino alla sentenza definitiva ed oltre.
Per gli operai c’è una legge su misura, basta il sospetto per essere licenziato e buttato per strada. La legge è uguale per tutti i cittadini, ma gli operai sono altro.
La caccia alle streghe deve finire, come operai rivendichiamo la libertà di critica del sistema che ci sottomette, la libertà di associarci come riteniamo più opportuno per difendere il salario e le nostre condizioni di vita, la libertà di criticare governi di banchieri ed industriali e sindacalisti che non fanno più i nostri interessi, la libertà di progettare e lavorare per un sistema diverso, senza sfruttamento. La società della globalizzazione non è più nemmeno in grado di concedere queste elementari libertà agli operai? E' messa male. Sta ancora peggio se deve tirare in ballo il sospetto di terrorismo per tapparci la bocca a migliaia.

Ciò che è inaccettabile è che un semplice sospetto, che cade nel nulla, possa diventare una ragione per buttarci fuori dalle fabbriche. Come è successo a Melfi e può succedere ovunque.
La solidarietà agli operai di Melfi, ad Auria, a Miranda, a Passanante, a Ferrentino è necessaria se vogliamo ancora difenderci come operai in modo indipendente, altrimenti è la paura, il mordersi la lingua, lo stare allineati e coperti ma così ci condanniamo ad una vita da schiavi senza speranza.
Non si devono sentire soli, gli operai ribelli sono dalla loro parte.
Questo comunicato con le nostre firme andrà alle redazioni dei giornali, alle direzioni dei sindacati, ai partiti. Nessuno potrà dire "non sapevamo".

Ultimo aggiornamento del 15 novembre. Mignano operaio dell’Alfa di Pomigliano è stato licenziato. Le motivazioni sono tragicamente ridicole. Per la Fiat è colpevole di essere stato a capo di una manifestazione al Salone del Fiat Center di Poggioreale. Di aver “esposto 3 striscioni con scritte inneggianti alla lotta contro la precarietà”, ed aver “rivolto ad impiegati e clienti slogan” di critica al padrone Fiat. Se ciò è abbastanza per licenziare un operaio, le loro libertà sindacali e politiche sono carta straccia. Vogliono degli operai muti e sottomessi, non li avranno.

Operai e delegati RSU delle fabbriche:

Fiat Sata Melfi (PZ)
Alfa Pomigliano (NA)
Avio Pomigliano
Alenia Pomigliano (NA)
F M A Pratola Serra (AV)
Ansaldo Napoli
OM Pimespo Bari
Magneti Marelli Bari
Graziano Trasmissioni Bari
Fiat New Holland Modena
Terim Rubiera (RE)
Ferrari (MO)
MET-RO spa Roma.
Nokia Siemens Cassina de Pecchi (MI)
Pirelli Bicocca Milano
Ansaldo Camozzi Milano
Magneti Marelli Corbetta (MI)
Innse Presse Milano
Titan Bologna
Schneider elettric Stezzano (BG)
Hoffman Monza (MI)
Microtecnica Brugherio (MI)
F.S. Centrale Milano
Dropsa Vimodrone (MI)
L’isolante K - Flex Roncello (MI)
Fireweb Trezzano Rosa (MI)
Amsa Milano
Meritor Cameri (NO)
Candy Brugherio (MI)
Sirti Spa ROMA
M.A.C. Chivasso (TO)
Ondulit Cisterna di Latina (LT)
Fiat di Cassino
Alstom Ferroviaria- Colleferro (Roma)
Star Agrate Brianza (Milano)
3V Group Dalmine (Bergamo)
Ferrero Spa Avellino
Ergom Napoli
SKF Bari
Bosch Bari
Fiat Mirafiori (Torino)


I delegati, le RSU o i semplici lavoratori che volessero aderire devono mandare la propria adesione, specificando la fabbrica o il luogo di lavoro a questo indirizzo:
rsu@innse-presse.it

mercoledì 14 novembre 2007

Appello del Comitato RSU e Operai SATA


Lettera a Marchionne su Il Quotidiano


Lettera a Marchionne sulla Nuova


Interrogazione Di Siena - Palermo

Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01033

Atto n. 3-01033 (in Commissione) Pubblicato il 24 ottobre 2007 Seduta n. 236
DI SIENA , PALERMO - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. -
Premesso che:
in seguito all’apertura di un’inchiesta giudiziaria per rapporti con organizzazioni eversive, la direzione della SATA di Melfi (Potenza) ha proceduto al licenziamento di tre lavoratori raggiunti da avvisi di garanzia e di un delegato sindacale responsabile della distribuzione di un volantino;
tale iniziativa si inserisce nel quadro di un’azione tesa a impedire l’esercizio dei più elementari diritti sindacali, come comprovato dal fatto che alcune settimane fa è stato impedito al rappresentante per la sicurezza di accedere alle linee di montaggio su richiesta degli operai;
l'iniziativa è accompagnata da una recrudescenza di provvedimenti disciplinari che sta creando in fabbrica un clima di tensione ben più grave di quello che ha preceduto la vertenza della primavera del 2004;
nelle prossime settimane si entrerà in una fase cruciale del confronto tra le parti, sia per quanto riguarda il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, che per l’introduzione di una nuova organizzazione del lavoro in SATA;
infine appare particolarmente discutibile che in una regione come la Basilicata in cui giustamente per dirigenti politici, magistrati, imprenditori coinvolti in altre clamorose vicende giudiziarie vale il principio di presunzione d’innocenza, questo non debba valere per i dipendenti della FIAT di Melfi,
si chiede di sapere quali azioni il Governo intenda intraprendere affinché si determinino le condizioni per un rapido reintegro dei lavoratori licenziati e perché alla SATA di Melfi si ripristini un sistema di relazioni industriali improntato al rispetto delle leggi e dei diritti dei lavoratori.

Interviste


martedì 13 novembre 2007

Comunicato stampa sciopero FLMU

F.L.M.Uniti-C.U.B
Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti - Confederazione Unitaria di Base
Sede Provinciale Vico Cavaliere n° 33, 85025 MELFI (PZ)
Tel.-Fax 0972-238890 - 204391 e mail flmucub@alice.it
e mail cub.nazionale@tiscali.it www.cub.it

BUONA PARTECIPAZIONE ALLO SCIOPERO DEL 27 OTTOBRE 2007 ALLA FIAT-SATA PER CHIEDERE IL RITIRO DEI LICENZIAMENTI ARBITRARI E ILLEGITTIMI MESSI IN ATTO DALLA FIAT

Nonostante il clima intimidatorio alla SATA-FIAT, un numero significativo di operai ha scioperato il 27 Ottobre per chiedere il ritiro dei licenziamenti irrogati dalla FIAT nei confronti del delegato RSU Ferrentino Francesco della FLMUniti-CUB, dell’iscritto Donato Auria e dell’iscritto della FIOM-CGIL Michele Passannante.
La produzione delle vetture è stata ridotta e la Fiat ha dovuto prendere atto che gli operai nonostante le intimidazioni hanno scioperato per chiedere il ritiro dei licenziamenti.
Non sono bastati i “30 denari” offerti da Marchionne per il rinnovo del contratto nazionale e l’annuncio della nuova metrica del lavoro OCRA a Melfi per bloccare lo sciopero degli operai.
La Fiat se pensa di fermare le rivendicazioni degli operai circa il miglioramento delle condizioni di lavoro, del salario con la repressione si sbaglia di grosso.
La FLMUniti-CUB metterà in campo ulteriori iniziative a tutela dei lavoratori e contro la repressione padronale.
La FLMUniti-CUB tutta, inoltre è fortemente determinata a contrastare i licenziamenti arbitrari e illegittimi decisi da Fiat Sata che attentano alle fondamentali libertà sindacali e pertanto lo sciopero generale del 9 novembre indetto dal sindacalismo di base sarà fortemente caratterizzato in Basilicata contro i licenziamenti attuati da Fiat-Sata.

Melfi 29-10-2007

lunedì 12 novembre 2007

Dibattito parlamentare sull'interpellanza

ATTO CAMERA
INTERPELLANZA URGENTE 2/00812
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 234 del 30/10/2007
Firmatari
Primo firmatario: MIGLIORE GENNARO
Gruppo: RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
Data firma: 30/10/2007
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE
MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE delegato in data 30/10/2007
Stato iter: CONCLUSO il 08/11/2007

Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
RISPOSTA GOVERNO 08/11/2007 RINALDI ROSA SOTTOSEGRETARIO DI STATO LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
REPLICA 08/11/2007 LOMBARDI ANGELA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA

RESOCONTO
Provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari - n. 2-00812)
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00812, concernente provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11), di cui è cofirmataria.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, si è ritenuto di interpellare con urgenza il Ministero del lavoro su alcuni episodi apparentemente tra loro slegati, che sono avvenuti alla FIAT Sata di Melfi e che destano non poche preoccupazioni.Nella prima mattina del 16 ottobre, nelle abitazioni di due operai dello stabilimento, Passannante e Auria, sono state effettuate perquisizioni su richiesta del pubblico ministero Basentini. I due risultano indagati per i reati di cui all'articolo 270-bis e 272 del codice penale, vale a dire per associazione in attività eversiva.Nei loro confronti, comunque, tengo a sottolineare che non si è ritenuto di procedere a nessuna misura cautelare. Il giorno seguente, ai due lavoratori è stata notificata la sospensione cautelare, questa sì da parte dell'azienda, ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici, che si è tramutata in licenziamento il 23 ottobre.Le pongo due domande, che non andrebbero probabilmente rivolte tutte a lei, ma che qui vanno poste anche per comprendere la dinamica dei fatti. Innanzitutto, come fa l'azienda ad avere notizia di fatti giudiziari che ancora non erano stati resi pubblici da nessuno, nemmeno dalla stampa? Come e perché c'è un'evidente fuga di notizie? Inoltre, sembra un po' eccessiva l'interpretazione dell'articolo 25 del Contratto nazionale, dal momento che lo si dovrebbe utilizzare, letteralmente, quando il lavoratore provochi grave nocumento morale e materiale all'azienda e quando compia, in connessione con lo svolgimento del proprio rapporto di lavoro, azioni che costituiscono delitto a termini di legge.Ovviamente i lavoratori si dichiarano innocenti ed estranei ai fatti loro contestati. Le indagini faranno il proprio corso, anzi ci auguriamo che terminino al più presto per far luce sui fatti stessi; ma è fuori da ogni logica che l'azienda, prima ancora dei luoghi deputati, emetta una sentenza come ha fatto con i licenziamenti. Una battuta: in questo Paese giustamente, ma dovrebbe valere per tutti, si è innocenti fino a prova contraria; per i lavoratori non può e non deve valere il contrario, vale a dire: si è colpevoli fino a quando non si dimostra la propria innocenza.Negli stessi giorni inoltre viene licenziato un altro lavoratore, Francesco Ferrentino, RSU Flmu-CUB, anche lui prima sospeso e poi licenziato nella stessa data del 23 ottobre; anche in questo caso la sospensione prima e il licenziamento dopo vengono motivati dall'azienda con l'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro. Ma qual è la colpa di questa RSU? Si registra in fabbrica, da qualche mese, una ripresa del conflitto sindacale, con frequenti ricorsi a scioperi di UTE. Le ragioni di questo conflitto attengono ai carichi di lavoro particolarmente pesanti, che in quello stabilimento i lavoratori e le lavoratrici vivono. Il TMC-2 è la metrica di lavoro con la quale i lavoratori fanno i conti; una metrica pesante che è causa di una serie di patologie che interessano gli arti superiori: non a caso queste patologie sono particolarmente diffuse tra i lavoratoriPag. 74 dello stabilimento di Melfi. Queste sono il tunnel carpale, la tendinite, crisi da sforzo, ernia ed altre.I lavoratori attraverso le rappresentanze sindacali hanno svolto diversi scioperi per chiedere all'azienda di aumentare gli addetti nel settore. Uno di questi scioperi si è svolto proprio l'11 ottobre, ed ha causato tensioni con i capi delle unità tecnologiche elementari. Di questo sciopero, la RSU Ferrentino dava notizia in un volantino che è stato ritenuto lesivo dell'immagine dell'azienda, e quindi ha causato nei fatti il licenziamento della stessa RSU; potremmo dire che egli è stato licenziato perché svolgeva la propria funzione di delegato. Anche qui vi è una interpretazione discutibile dell'articolo 25 del contratto nazionale di lavoro: un'azione che assume un aspetto tanto più grave se si tiene conto che Ferrentino è stato eletto RSU solo qualche mese fa, ed è anche l'unico rappresentante eletto dal sindacato CUB. Questo sindacato, che ha avuto una parte del consenso dei lavoratori, è ad oggi dunque senza rappresentanza. Non vorremmo che la Sata utilizzi il licenziamento come un elemento per impedire il conflitto, e quindi le chiediamo come intende intervenire il Ministero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza presentata quale primo firmatario dall'onorevole Migliore ed illustrata dalla deputata Lombardi, passo ad illustrare preliminarmente le notizie che ci ha fornito, in merito alle vicende che sono state descritte in questo atto di sindacato ispettivo, la prefettura di Potenza. In particolare, il predetto ufficio ha confermato che, sulla base degli esiti di un'indagine avviata da tempo, la DIGOS della questura di Potenza, il 16 ottobre scorso, in esecuzione di provvedimenti emessi dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, procedeva alle perquisizioni domiciliari e personali disposte nei confronti di venti persone indagate per le ipotesi di reato di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice penale, tra cui anche gli operai Sata citati nell'interpellanza.La notizia dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato appariva in alcuni lanci dell'agenzia Ansa di Milano del 16 ottobre 2007, sui giornali locali e nazionali e sui siti web d'area. Inoltre, il decreto di perquisizione, secondo quanto riferito dall'ufficio in questione, era unico e riportava i nominativi di tutti gli interessati dal provvedimento. La direzione provinciale del lavoro di Potenza, in merito ai fatti descritti nell'atto ispettivo, ha prontamente effettuato un'ispezione presso la società Sata, con le seguenti risultanze. In via del tutto preliminare, desidero però specificare che il predetto ufficio, nel comunicare gli esiti degli accertamenti, ha precisato che - anche in considerazione dei ristretti tempi a disposizione - ha potuto acquisire soltanto la documentazione presso la direzione aziendale, mentre non è stato possibile acquisire le dichiarazioni di appartenenti alle rappresentanze sindacali unitarie.In particolare, l'ufficio ha confermato la notizia dei licenziamenti operati sia nei confronti dei lavoratori oggetto dei provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia, motivati con riferimento alle vicende che vedono gli stessi indagati penalmente, nonché del rappresentante sindacale citato nell'atto ispettivo, in quanto responsabile - secondo la direzione aziendale - di diffamazione nei confronti di un responsabile di unità tecnologica elementare (UTE). La società Sata ha quindi ritenuto, in considerazione della gravità dei fatti contestati ai lavoratori in questione, di dover applicare l'articolo 26 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. Rispetto a tali provvedimenti, gli interessati potranno adire - come è previsto dalle norme vigenti - l'autorità giudiziaria competente per le decisioni del caso.Per quanto concerne la consistenza dei carichi di lavoro, la società ha specificato che la relativa problematica sarebbe stata vagliata dai vertici dell'azienda e che sarebbero stati adottati i necessari provvedimentiPag. 75 di razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, illustrandone le modalità agli interessati. Riguardo «la ripresa del conflitto all'interno della fabbrica», si è ritenuto utile acquisire un prospetto riepilogativo degli scioperi effettuati negli ultimi mesi. Dall'esame di esso, si rileva che, nel mese di ottobre, sono effettivamente stati indetti tre scioperi, mentre sembra potersi escludere un particolare incremento della conflittualità interna nel periodo precedente. Per quanto riguarda l'aumento della produttività, si è acquisito il dato medio giornaliero del numero di autoveicoli prodotti nell'ultimo semestre, nonché il dato medio giornaliero della forza lavoro applicata. Tali dati, come affermato dal responsabile delle relazioni sindacali della società Sata Spa, si sono mantenuti pressoché costanti nel periodo di riferimento. A tale ultimo riguardo, sono stati richiesti chiarimenti in relazione all'applicazione della metodologia denominata TMC2 di valutazione dei tempi di lavoro occorrenti per l'espletamento di ciascuna singola fase lavorativa i cui risultati - che, sempre a detta della direzione aziendale, sono stati resi disponibili a tutti i lavoratori dello stabilimento Sata mediante procedure informatiche - sono oggetto di valutazione congiunta fra direzione aziendale ed organizzazioni sindacali. È stato inoltre acquisito l'elenco completo della rappresentanza sindacale unitaria aziendale risultante dall'ultima consultazione elettorale. Al riguardo, l'ufficio ha reso noto che provvederà ad acquisire a campione le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali sulle problematiche in parola.In conclusione, posto il rilievo della situazione prospettata, posso assicurare che l'Amministrazione che rappresento in questa sede continuerà a vigilare sul rispetto della normativa a tutela dei lavoratori, fornendo le ulteriori notizie che dovessero emergere - e che emergeranno - nel prosieguo degli accertamenti sui quali i nostri uffici, come ho già detto in premessa, sono impegnati. Chiedo dunque scusa se non può darsi la completezza della risposta, nel senso che l'ispezione non ha potuto ascoltare tutti i soggetti interessati. Ci è parso tuttavia doveroso riferire questi primi riscontri, sapendo che vi è ancora una parte di lavoro che i nostri uffici svolgeranno e di cui daremo conto.
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di replicare.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio la sottosegretaria per la celerità, la puntualità e persino per la passione che ha impiegato nel rispondere all'interpellanza. Tuttavia, ci riteniamo parzialmente soddisfatti.Intanto, mi pare che vada affermato con forza che non si possono stabilire connessioni politiche tra i movimenti sociali e l'eversione, e che ciò è tanto più ingiusto se lo si riferisce alla lotta dei ventuno giorni di Melfi (lei non lo ha fatto ed anche per questo motivo la ringrazio, ma lo ha fatto il Ministro Amato circa un anno fa, e lo ha fatto in questi giorni, ripetendolo, il dibattito su questo tema nella mia regione). Ovviamente, le indagini che sono in corso debbono proseguire - e proseguire in fretta - ma già possiamo dire, senza attenderne l'esito, che queste stesse indagini non sono legate ad una lotta operaia che, nelle modalità in cui si è svolta, ha affermato, da sé, l'estraneità a qualunque ambito fuori dalla pratica democratica. Lo ricordo prima di tutto a me stessa: a Melfi si è lottato, e lo hanno fatto i lavoratori e le lavoratrici insieme ad una intera comunità per riprendersi finalmente, dopo dieci anni, un diritto che era stato loro negato con il contratto Sata, vale a dire avere lo stesso diritto e lo stesso salario di altri lavoratori che svolgono identiche mansioni nello stesso gruppo FIAT. È stata, quindi, una lotta che ha restituito loro la dignità e il diritto, che si è svolta, per l'appunto, nella normale dialettica del conflitto e che si è chiusa con un accordo sindacale.Pace, diritti e dignità sono stati gli slogan che i lavoratori e le lavoratrici hanno usato per rispondere alle forze dell'ordine che il 26 aprile del 2004 hanno ricevuto ordine di procedere alla rimozione,Pag. 76 con forza del presidio dell'assemblea permanente che si svolgeva davanti alla fabbrica. Il teorema dunque di confondere il conflitto legittimo - che comporta quasi sempre un miglioramento delle condizioni materiali di vita insieme ad un avanzamento democratico per tutti e tutte e per l'intera società - con altro è propaganda e nuoce alla democrazia. I licenziamenti si collocano in una ripresa del conflitto interno alla fabbrica su un tema di particolare interesse per i lavoratori e le lavoratrici, ossia i carichi di lavoro e la metrica, che rimane dentro quella fabbrica un punto di difficoltà. Gli scioperi cui lei ha fatto riferimento sono probabilmente quelli generali, non quelli che si stanno svolgendo in UTE e che, a detta della rappresentanza sindacale che lei avrà modo di ascoltare successivamente, come ha affermato, è molto più alta di quella da lei indicata. Il TMC2, infatti, non è solo una formula matematica: vi sono corpi sulle linee, e quei corpi sono soggetti a malattie da lavoro fisiche, come quelle anzidette, ma non tralascerei che queste ultime si mischiano e si aggiungono allo stress della difficile turnazione, che pure rimane una delle pratiche nella fabbrica di Melfi.Ovviamente, tali temi originano anche conflitto tra sindacati e azienda, e mi pare che ciò sia una parte del normale svolgimento della democrazia, una dinamica legittima che non può presentare illegittimità da parte dell'azienda, che invece vuole rispondere a ciò attraverso gesti «esemplari», quali i licenziamenti. Questi ultimi, insieme ad una ripresa dei provvedimenti disciplinari, suonano infatti come un avvertimento a quante e a quanti lavorano legittimamente per costruire partecipazione e conflitto attorno a temi all'ordine del giorno, quali il rinnovo contrattuale, le turnazioni, la metrica, i salari, l'ulteriore introduzione di nuove forme di flessibilità. Lo stabilimento di Melfi, da questo ultimo punto di vista, è davvero il modello di una modernizzazione che tenta di cancellare i diritti.La politica deve osservare con attenzione tali dinamiche e provare a fornire, attraverso l'ascolto delle rivendicazioni dei lavoratori, anche risposte a determinati bisogni; non solo ai bisogni che Confindustria urla nelle notizie quotidiane che narrano di richieste continue di flessibilità, di deroga ai contratti nazionali ed altro, ma ai bisogni dei lavoratori che non hanno prime pagine a disposizione, ma utilizzano il conflitto: saperlo ascoltare ci consente di varare buone leggi. Per questo motivo non ci possiamo permettere che vi siano interpretazioni discutibili e blande dei contratti e dello statuto dei lavoratori, dei quali nessuno (lo voglio sempre ricordare a me stessa) è stato da alcuno octroyé, ma conquistato da altri lavoratori in lotta.Non possiamo consentire ciò nemmeno alla FIAT, né possiamo affidare tali episodi solo ad una magistratura del lavoro che, almeno a Melfi, presenta tempi elefantiaci. Si può e si deve intervenire, sottolineando, anche con la FIAT, che non si deve costruire un clima di caccia alle streghe. Si può anche promuovere, se lo si ritiene e io sento il bisogno di dirlo, un'indagine conoscitiva sulle condizioni di vita e il rispetto dei diritti nello stabilimento di Melfi, che è appunto il simbolo di una modernità e che rappresenta, all'interno del gruppo FIAT, sicuramente quello più moderno.Si è scritto e discusso molto, infatti, sulla fabbrica di Melfi, in particolare sulla fabbrica snella. Tuttavia, è necessario comprendere i bisogni di chi lavora nella fabbrica snella. Sarebbe questo un modo importante per continuare a riflettere su questa modernità a partire da una delle esperienze che nel Mezzogiorno è indicata come una delle più alte provando a comprendere, però, il punto di vista di chi lavora.

sabato 10 novembre 2007

Liberazione 10/11/07


Il Manifesto 01/11/07


Interpellanza parlamentare del 30.10.2007

Allegato B Seduta n. 234 del 30/10/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che: all'alba del 16 ottobre 2007 sono state effettuate perquisizioni nelle abitazioni degli operai SATA Michele Passannante, Donato Auria e dell'ex operaio SATA Innocenti Tonino. Detta operazione è stata effettuata dalla Digos di Potenza e coordinata dalla DDA e dal Pm Basentini che ha disposto la perquisizione nei confronti degli indagati per i reati di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice penale; il giorno seguente il 17 ottobre 2007 gli operai interessati, che come ogni giorno si sono recati a lavoro, hanno avuto dall'azienda la notifica di sospensione cautelare ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. Detta sospensione appare eccessiva dal momento che gli operai Passannante e Auria, sono indagati e non condannati. In questo secondo caso l'azienda avrebbe potuto fare riferimento all'articolo 25 lettera a) del contratto nazionale per procedere all'interruzione del rapporto di lavoro; la notizia dell'inchiesta in corso e delle perquisizioni avvenute anche a carico degli operai della SATA è stata data dai giornali che non hanno fornito nomi e cognomi degli indagati se non nei giorni successivi. Si presenta dunque come singolare che la SATA di Melfi fosse a conoscenza, con dovizia di particolari, di notizie non ancora emerse attraverso la stampa; tale fuga di notizie appare agli interpellanti una grave violazione della privacy; questi fatti, il cui merito giudiziario sarà chiarito dalle indagini che devono proseguire celermente, si svolgono in un clima particolare di ripresa del conflitto all'interno della stessa fabbrica; detto conflitto si manifesta con una ripresa degli scioperi interni alla fabbrica, dove si registra un aumento degli scioperi di UTE a causa del permanere di un carico di lavoro troppo elevato; uno degli ultimi scioperi si è svolto giovedì 11 ottobre proprio a causa dei carichi di lavoro. La RSU di fabbrica denuncia che a fronte di un aumento della produttività, l'azienda non ha proceduto ad aumentare gli addetti nel settore causando un appesantimento ulteriore dei carichi di lavoro (alla SATA vige il TMC2); tale sciopero ha causato tensioni tra la RSU e i capi UTE di cui è stata data notizia in legittimi volantini sindacali; a seguito di uno dei volantini consegnati davanti ai cancelli ai lavoratori, la RSU FLMUCub Francesco Fermentino il giorno venerdì 19 ottobre ha ricevuto una sospensione cautelare ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro per presunta diffamazione. Atto anche questo eccessivo soprattutto se riferito ad una RSU che svolge la propria funzione di rappresentante operaio; considerato quanto detto non vorremmo che le indagini che devono svolgere il proprio iter servano all'azienda per procedere ad una repressione del conflitto sociale, licenziando quante e quanti costruiscono in fabbrica la partecipazione operaia -: come si intenda procedere per evitare che la SATA di Melfi risolva il legittimo

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conflitto attraverso i licenziamenti delle lavoratrici e dei lavoratori. (2-00812)

«Migliore, Lombardi, Acerbo, Burgio, Cacciari, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, Khalil detto Alì Rashid, Dioguardi, Duranti, Falomi, Daniele Farina, Ferrara, Folena, Forgione, Locatelli, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Andrea Ricci, Mario Ricci, Rocchi, Franco Russo, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi».

Lettera aperta al Signor Sergio Marchionne amministratore delegato della Fiat

Lei sicuramente non saprà nemmeno che esisto, sono uno dei suoi centomila operai che a turni lavorano negli stabilimenti del gruppo FIAT a produrre auto e con esse gli utili per gli azionisti, per i finanzieri, gli stipendi dei manager. Sono Donatantonio AURIA, operaio di MELFI sospeso e poi licenziato dalla direzione dello stabilimento con una motivazione che fa talmente calci e pugni con il normale sistema di rapporti giuridico contrattuali da diventare un esempio tipico di come nelle fabbriche ed in particolare nelle sue si manifesti un arbitrio senza limiti.
Il fatto è semplicemente spiegato, un magistrato di Potenza ordina la perquisizione di casa mia nell’ambito di una inchiesta sulle associazioni sovversive con finalità terroristiche in Basilicata, nulla viene sequestrato, nessuna prova viene acquisita. Risulto e sono estraneo alla vicenda. Come ogni cittadino in Italia dovrebbe valere la regola che non solo non sono colpevole fino a sentenza definitiva, ma qui sono solo coinvolto marginalmente in un’inchiesta di cui non si conoscono ancora i termini.
La direzione dello stabilimento di Melfi mi sospende con effetto immediato, mi licenzia. Non aspetta gli sviluppi dell’inchiesta, la pronuncia della magistratura. Nel suo regno, signor Marchionne, lo stato di diritto non ha spazio. Il dirigente Fiat è nello stesso tempo legislatore e giudice, la sua volontà inappellabile. La giustificazione semiseria di questo comportamento è il venir meno del rapporto di fiducia fra me e la Fiat, ma non le basta che per mille euro al mese tutti i giorni vengo in fabbrica a sgobbare sulle linee con migliaia di altri operai, vuole anche che gioisca di questa condizione e tutti i giorni dichiari di essere fiducioso del vostro comportamento? Non vi sembra di chiedere oltre il convenuto!
Per sorridere un po’, si immagini se lo stesso modo di agire si applicasse in parlamento, se solo un’iscrizione nel registro degli indagati comportasse il licenziamento, più di due terzi andrebbero a casa subito. Invece stanno lì anche i condannati per via definitiva e per questi sì che è venuta meno la fiducia di tanti elettori.
Il paragone non si può fare, le fabbriche sono un territorio a parte, dove valgono altre regole del gioco. Ma almeno non si blateri più di nuovo capitalismo, di profitto coniugato con le libertà individuali, il rapporto di lavoro è dispotico e non può essere altro.
Ma signor Marchionne conosco bene le ragioni che hanno spinto i suoi subalterni a cogliere la palla al balzo e licenziarmi. Io Donatantonio Auria sono uno degli operai che è stato in prima fila nella lotta dei 21 giorni, ha sostenuto che all’accordo sul welfare occorresse dire un bel no tondo, sono fra coloro che resiste ad ogni intensificazione dei ritmi, sostengo che è necessario chiedere più soldi. Occorreva tapparmi la bocca. Mi chiedo: Marchionne è cosi rovinato da non poter sopportare nei suoi stabilimenti nemmeno un sano sindacalismo operaio? Lei sicuramente sa che i suoi predecessori, capitani d’industria nell’800 e nei primi decenni del ’900, sopportarono ben altro che qualche lotta per il salario, qualche resistenza ai ritmi di lavoro …
Certo metterò in atto tutte le misure legali per difendermi, per far rientrare il licenziamento, per tornare al mio posto di lavoro, ma il guasto è fatto: le sue intelligenti parole sul capitalismo del futuro possono andar bene sulle pagine del Corriere della Sera ma naufragano sui cancelli della SATA di MELFI. Piuttosto che affrontare il rancore degli operai sulle pensioni, sui salari, sulla pesantezza del lavoro, ha preferito tagliare le teste, ma ne dovrà tagliare tante, operai che la pensano come me si formano e riformano in continuazione. Se non lo sa è il regime di fabbrica che li produce.
Saluti
Avigliano, 26/10/2007 Donatantonio Auria

Il licenziamento


La sospensione dal lavoro