giovedì 10 gennaio 2008

Piccole vendette di una multinazionale

Piccole vendette di una multinazionale

Dopo essere stato licenziato ingiustamente dalla FIAT di Melfi, faccio domanda di disoccupazione per aver giustamente un contributo economico dopo essere stato sfruttato per 12 anni ininterrottamente in fabbrica.
Presento la domanda l’8 novembre 2007 e il responsabile del procedimento dell’INPS rilascia la ricevuta della presentazione della domanda e chiede nel contempo il DS/22 che è un attestato da compilare a cura del datore di lavoro, cioè la FIAT di Melfi.
Richiedo questo attestato telefonicamente presso l’amministrazione del personale e gli impiegati dichiarano: “che la compilazione è sì a cura del datore di lavoro cioè della Fiat-SATA di Melfi ma che il modello in bianco deve essere fatto recapitare presso l’amministrazione dallo stesso lavoratore”!!
Cioè un modulo da compilare da parte della FIAT-SATA di Melfi, che potrebbe essere scaricato facilmente anche tramite internet, deve essere invece fornito dall’operaio licenziato, che peraltro non può più entrare in fabbrica presso l’amministrazione !!
Sabato 1° Dicembre 2007 arriva una nota (datata 13-11-2007) dell’INPS di Potenza nella quale si richiede il modello DS/22, con la precisazione che detto modello, insieme alla certificazione comprovante l’iscrizione all’Ufficio Provinciale del Lavoro, deve arrivare presso l’INPS di Potenza entro il termine massimo di 30 giorni dalla data di notifica della nota.
La nota tramite il servizio postale è stata recapitata il 1° dicembre, il termine dovrebbe scattare il 1° gennaio 2007.
Invio lunedì 3 dicembre tramite raccomandata il modulo in bianco e la richiesta formale alla FIAT-SATA di Melfi per ricevere il DS/22 compilato.
Il DS/22 in bianco, nonostante sia stato inviato alla FIAT-SATA, non ritorna compilato e il giorno 19 Dicembre mi viene consegnata dal postino una nota dell’INPS di Potenza datata 7 dicembre nella quale si evince che viene respinta la domanda di disoccupazione.
Anche se si volesse prendere in considerazione non quando il postino ha consegnato le due note ma unicamente le date di compilazione delle due note inviate si evince che la prima nota di richiesta del modulo DS/22 è datata 13-11-2007, la seconda nota che respinge la domanda è datata 07-12-2007.
Cioè la nota che respinge la domanda di disoccupazione è stata stilata sei giorni prima del termine previsto dalla data della stessa nota precedente inviata dall’INPS.
E’ soltanto un errore dell’impiegato dell’INPS?
La sostanza è che l’INPS di Potenza fa quello che vuole non aspetta neanche il termine di 30 giorni, la FIAT-SATA di Melfi altrettanto, sembra che siano quasi d’accordo.
Se il DS/22 è un modulo che deve essere rilasciato dalle aziende perché non viene chiesto direttamente alla FIAT da parte dell’INPS?
Dopo alcuni giorni la domanda di disoccupazione viene ripresa in considerazione ma il riconoscimento economico di disoccupazione per il primo mese “slitta”.
Tutti si vantano che gli operai licenziati possono fruire degli “ammortizzatori sociali” poi anche su questi, i padroni con piccoli espedienti burocratici vorrebbero decidere chi e quando deve utilizzarli.

Intervento avvocato Marziale




domenica 6 gennaio 2008

Gli Operai e la borghesia grande e piccola al governo provinciale

Gli operai ancora prima di risultare indagati vengono licenziati.
I signori nel palazzo vengono rinviati a giudizio, non si dimettono e continuano a percepire lauti compensi.
Il consiglio provinciale di Potenza è fissato in prima convocazione martedì 27 novembre, alle 10.30 e in seconda convocazione venerdì 30 novembre, sempre alla stessa ora.
Tra gli argomenti in discussione un ordine del giorno presentato dalla sinistra cosiddetta radicale: di solidarietà verso i lavoratori licenziati dalla FIAT-SATA di San Nicola di Melfi.
Non se ne fa nulla non viene approvato nessun ordine del giorno a favore degli operai licenziati i consiglieri provinciali hanno altro a cui badare.
Bisogna mantenere il carrozzone in piedi, si svolgono altri consigli provinciali e si affrontano altri argomenti, l’ordine del giorno di solidarietà agli operai licenziati è momentaneamente sparito.
Il consiglio provinciale è convocato nuovamente per martedì 18 dicembre 2007, alle ore 10.30.
Nel consiglio si devono discutere cinque ordini del giorno: al terzo punto ricompare solidarietà verso i lavoratori licenziati dalla Fiat-SATA di San Nicola di Melfi.
La seduta viene rinviata per la mancanza del numero legale.
Sul noto giornale locale “Il Quotidiano” del 19 dicembre 2007 appare “L’ordine del giorno sulla Fiat fa paura e salta l’assise provinciale” e ancora “Imboscati sul caso SATA i consiglieri non si fanno trovare e manca il numero legale” “troppo pochi i 14 consiglieri in aula per iniziare i lavori del consiglio provinciale. In 5 minuti tutti a casa”.
Il giornalista si lascia andare e probabilmente dopo aver fatto le opportune verifiche dichiara “e pensare che il testo era stato persino modificato dopo una mediazione con i partiti più grandi della maggioranza” e ancora “nel titolo , è scomparso il termine solidarietà per quei 3 lavoratori licenziati dopo un avviso di garanzia per presunta eversione” e “per il rappresentante sindacale” “estraneo alle indagini, licenziato per aver distribuito volantini sulle dure condizioni di lavoro in fabbrica”.
L’opposizione di centro-destra ironizza “questa volta avremmo votato a favore” “invece” “hanno avuto paura di discutere del punto sulla Sata di Melfi”.
Eppure afferma il giornalista “pochi minuti prima della seduta consiliare, in una riunione preliminare alla presenza del presidente della provincia il partito di maggioranza aveva discusso dei temi in previsione”.
Il giornalista concludendo, scrive “Per fare politica ci vogliono i numeri. A volte serve non averli”.
Praticando con i consiglieri ha incominciato a vedere e capire le manovre di palazzo.
Una vera porcata, se fosse per questi signori noi operai non rientreremmo più in fabbrica.
Una iniziativa che ha avuto l’esito opposto e ha favorito la stessa Fiat.
Non è finita perché pur non essendo in Campania la “sceneggiata napoletana continua”.
Il 20 Dicembre in seconda convocazione si riunisce il consiglio provinciale.
I consiglieri poiché sono sensibili osservano un minuto di silenzio in memoria delle morti bianche dell’ultimo periodo, compreso l’operaio deceduto nella Fiat-SATA di San Nicola di Melfi.
Sulla questione della sicurezza in fabbrica, i consiglieri della “sinistra arcobaleno” presentano un ordine del giorno urgente e chiedono che venga discusso come primo argomento.
Il capogruppo del PD è di diverso avviso chiede di inserirlo come ultimo punto.
La richiesta non viene accolta dalla “sinistra radicale” che abbandona l’aula. Fine dell’ultima puntata.
Pochi giorni dopo sugli organi di stampa viene fuori che per il 20 febbraio 2008 è fissata l’udienza preliminare per 69 persone indagate nell’inchiesta “Jena due”.
Il pm Henry John Woodcock chiede il rinvio a giudizio per una serie di reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, corruzione alla turbativa d’asta.
Insieme ai boss e ad “altri presunti appartenenti alla criminalità organizzata figurano il deputato del Pd Antonio Luongo” (amico personale di D’Alema), “il presidente del consiglio provinciale di Potenza Ignazio Petrone, l’Assessore provinciale all’ambiente Domenico Iacobuzio” ed altri appartenenti allo stesso partito.
Tutti non si dimettono e continuano a recepire lauti compensi nel palazzo governativo provinciale.
Tanto per loro non scatta nessun licenziamento.
Per cercare di mantenere i propri privilegi non si mettono contro i loro simili e contro la Fiat e non approvano nessun ordine del giorno che potrebbe dare fastidio.
Continuano a dire che di fronte alla legge tutti devono avere gli stessi diritti, poi viene fuori che gli operai solo per il fatto di essere indagati vengono licenziati e perdono il lavoro, mentre altri elementi che non sono operai vengono rinviati a giudizio o addirittura condannati e continuano a rimanere al loro posto.