Finalmente dopo 14 mesi dal licenziamento ho varcato i cancelli della Fiat di Melfi e ho ripreso a lavorare.
Il 13 Gennaio sono arrivato ai cancelli. Ero solo, dovevo riprendere il mio lavoro sul turno di notte.
Non c’era nessun capo ad aspettarmi, ho chiesto ai vigilantes se c’erano problemi, hanno controllato sui terminali, mi hanno detto che potevo entrare, ma non dove andare.
Ho deciso di recarmi nella stessa Ute dove lavoravo prima di essere licenziato, sullo stesso posto di lavoro come era sancito anche dal dispositivo dei giudici del Tribunale di Melfi. Ho timbrato il cartellino, non c’era più il capo di prima e ho chiesto al nuovo capo Ute cosa dovevo fare.
Mi ha detto: “aspettami in Ute, devo sbrigare alcune cose. Comunque non ci sono problemi, sei assegnato in questa Ute”.
Dopo circa mezzora, dopo avermi letto alcune cose sulla sicurezza, ha detto che avrei dovuto fare di nuovo l’affiancamento per la mansione da svolgere in postazione.
Un giorno intero insieme ad un altro compagno di lavoro nella postazione montaggio ABS.
Il giorno successivo ero di nuovo solo in postazione come oltre un anno fa.
Cinque giorni di lavoro, oltre mille ABS montati, nemmeno uno errato, nonostante il montaggio di questi pezzi si sia fatto più difficoltoso a causa di alcune modifiche tecniche. I Cpi e il Capo Ute hanno detto che la cosa è stata segnalata da tempo, che si sta provvedendo. Speriamo che lo si faccia in fretta, si eviterebbero possibili tendiniti agli operai.
L’ultima notte, quella di venerdì 16, mancava un’ora alla fine del turno e mi era venuto a trovare un delegato della Fiom, quando si avvicina il Cpi e mi avvisa che devo recarmi dal Repo.
Il delegato della Fiom si fa avanti, mi chiede se è necessaria la sua compagnia, gli ho detto che sicuramente era solo la comunicazione di un eventuale trasferimento.
Circolavano già le voci da alcuni giorni e mi aveva chiamato anche telefonicamente un operaio perché l’aveva sentito da un delegato RSU.
Mi aveva detto perfino in quale Unità sarei stato sicuramente trasferito.
Non è cambiato nulla, la maggior parte dei delegati RSU non lavorano mai, sono quasi sempre in giro e, insieme ai Repo, sono bene informati e potrebbero fare i giornalisti di fabbrica.
Infatti era così. Il Repo mi ha comunicato che da lunedì 19 devo recarmi nell’Unità Stampaggio.
Una unità dove gli operai sono in pochi e i robot in tanti. Una unità dove mi hanno detto che è più facile fare 13 al totocalcio che fare aderire i lavoratori ad uno sciopero.
E’ come se l’azienda mi avesse trasferito da una grande città in una piccola frazione.
C’è poco da dire, un’altra botta in testa sul piano sindacale e politico: il signor Valletta è morto ma i suoi metodi sono rimasti e vengono applicati anche alla Fiat di Melfi.
Resta il fatto che dei quattro licenziati ad ottobre 2007, Passannante, Miranda, Ferrentino ed io, sono il primo a rientrare in fabbrica, smentendo i tanti “amici” che ci consigliavano di accettare eventuali ipotesi di transazione, tanto in Fiat non saremmo più rientrati, ma almeno avremmo avuto un po’ di soldi, altrimenti avremmo fatto la fine del nostro compagno, l’operaio licenziato Tonino Innocenti, che ha perso la causa e per la sua intransigenza non ha beccato nessun euro.
Continua intanto la battaglia per il reintegro di tutti i licenziati.
Ferrentino, delegato RSU della FLMUniti-CUB, ha come me vinto il ricorso avverso il primo pronunciamento negativo sul 700 (procedura d’urgenza), ma è stato di nuovo licenziato per le dichiarazioni rilasciate al giudice.
Passannante ha perso il ricorso sul 700 e la causa di merito si terrà a marzo.
Miranda ha vinto il 700, ma la terziarizzata Fiat di cui è dipendente, la CEVA Logistics, invece di farlo tornare al suo posto di lavoro, come disposto dal giudice, lo ha trasferito addirittura in Toscana. Miranda è stato così costretto ad impugnare anche il trasferimento, ma il giudice di primo grado, incredibilmente, gli ha dato torto.
Anche per me, pur stando già in fabbrica, l’iter giudiziario non è concluso, essendo fissata per il prossimo febbraio la causa di merito per il mio licenziamento.
La battaglia legale si sta rivelando per noi operai licenziati un vero calvario. Il dato più importante è che però nessuno di noi si è arreso e tutti abbiamo compreso la lezione: l’unico modo per tutelare gli operai combattivi è la forza collettiva degli operai.
domenica 18 gennaio 2009
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