Mi chiamo Donatantonio Auria e sono un operaio della SATA licenziato da circa un anno.
Con grande tempismo l’azienda mi ha buttato fuori appena ha saputo del mio coinvolgimento in un’inchiesta su terrorismo e sovversione. A niente è servito che il giudice di quell’indagine escludesse quasi subito sia me che gli altri operai SATA coinvolti, perché eravamo completamente estranei ai fatti indagati.
La SATA ha continuato a tenermi fuori dallo stabilimento, già dimostrando con questo atteggiamento che la vera ragione del mio licenziamento non era l’inchiesta, ma il fatto che io fossi un operaio attivo nella difesa dei diritti degli operai.
Da quel momento ho fatto tutti i passaggi legali che si fanno per ritornare al proprio posto di lavoro in questi casi. Il mio sindacato, la FLMUniti-CUB, ha accusato la SATA di comportamento antisindacale, ma la magistratura ha rigettato il ricorso, perché l’FLMUniti non sarebbe un sindacato “nazionale”. Ho allora fatto ricorso al “700” per la riammissione d’urgenza al lavoro per i gravi impedimenti che la perdita del salario mi stava causando. Il giudice ha rigettato anche questo ricorso spiegandomi che il fatto che io non percepissi il salario non era di per sé “un grave impedimento” per me, per mia moglie e per i miei tre figli a carico.
Attualmente sto facendo ricorso contro la prima sentenza sul 700 e il 27 novembre si è avuta la prima udienza del nuovo ricorso legale. In quella sede, il mio avvocato ha fatto presente al giudice che il presupposto fondamentale del mio licenziamento (presupposto già di per sé illegittimo dato che uno non può essere licenziato solo in quanto indagato, né rinviato a giudizio, né condannato) era decaduto da mesi, precisamente da marzo 2008. Quindi, chiedeva di tenerne conto nel ricorso attuale sul 700. E qui la SATA, tramite i suoi avvocati ha rilanciato.
Ha presentato al giudice un documento politico pubblico di cui io sono uno dei firmatari, in cui si afferma la necessità nell’attuale crisi economica che gli operai costruiscano una propria organizzazione politica indipendente, un proprio partito. E’ un appello pubblico su cui si può dissentire, ma non lo si può certo presentare come “corpo di reato”, almeno fino a quando in Italia sarà formalmente garantita la libertà di opinione e di organizzazione politica. Invece, la Fiat è andata tranquillamente oltre. Pur ammettendo che il mio comportamento non ha alcuna rilevanza penale, gli avvocati della Fiat hanno giustificato il mio licenziamento sulla base delle mie opinioni politiche, sulla base della mia convinzione, condivisa da tanti altri operai, che questo modo di produzione ci sta portando alla rovina e che perciò deve essere superato. Io e gli altri miei compagni licenziati abbiamo sempre sostenuto che il vero motivo del licenziamento non era il coinvolgimento nell’inchiesta, ma il fatto che la Fiat ha voluto liberarsi di noi che abbiamo sempre difeso senza compromessi gli interessi di tutti gli operai. Con quest’ultimo atto, la Fiat-Sata ha definitivamente gettato la maschera. Il vero motivo per cui mi tiene fuori la fabbrica e senza salario sono le mie convinzioni politiche, convinzioni da me maturate nel corso delle lotte che da anni si svolgono a Melfi.
Siamo alla persecuzione delle opinioni. Senza potermi accusare di nessun comportamento concreto, sanzionabile penalmente o contrattualmente, la Fiat pretende di licenziarmi per le mie opinioni politiche, liberamente e legittimamente espresse.
In ogni caso, la prossima sentenza ci farà sapere se per la magistratura di Melfi l’operaio che ha opinioni diverse dal proprio padrone compie per questo un reato che va punito col licenziamento.
In realtà, nonostante che nel primo pronunciamento sul 700 si è arrivati a sostenere che io e la mia famiglia possiamo tranquillamente campare, in attesa della sentenza di merito, con i quattro soldi di liquidazione che ho preso, spero che i giudici di Melfi non asseconderanno la pretesa della Fiat di licenziare tutti gli operai che hanno opinioni non gradite all’azienda.
Avigliano, 28/11/2008 Donatantonio Auria
sabato 29 novembre 2008
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